’Sto ladro è ’na degnissima persona (G. Belli)
Riflessioni provocatorie sulla corruzione
La corruzione
non sorprende.
In un paese nel
quale non solo i proverbi, ma anche le frasi idiomatiche rappresentano una
realtà gastronomica: tanto va la gatta al lardo…; chi pecora si fa lupo se la
mangia; se non è zuppa è pan bagnato; le nozze coi fichi secchi; due piccioni
con una fava; meglio un uovo oggi…; allungare il brodo; argomenti fritti e
rifritti; mangiare la foglia; l’occhio del padrone ingrassa il cavallo; l’uovo
di Colombo; i cavoli a merenda; ecc, chi si meraviglia più che un coacervo di
politici commisti a corrotti imprenditori vengano sorpresi a far collimare le
tangenti con le tangenziali.
Roma era stata da poco fondata, e già si
tramandava ai posteri l’apologo di Menenio Agrippa: “qui, se qualcuno non
mangia, a Roma c’è la paralisi”!
I quiriti lo capirono speditamente tant’è
vero che, Sallustio ci insegnò che potere e mano lesta si identificano
ontologicamente.
Gioacchino Belli si chiedeva perché
imperatori, papi, re, condottieri e principi venissero chiamati “magni”:
“Saranno un po’ più belli, un po’ più
brutti;
Ponn’esse o meno boni o più cattivi,
Ma articolo magnà, magneno tutti.”
Ma il vero problema della corruzione è di
natura normativa, si potrebbe tentare di perfezionarlo, istituendo la condanna
per presunzione preventiva, juris et de jure, di interesse privato in atto di
ufficio.
Non una legge che presuma quello che è
stato, ma una sentenza che preveda quello che sarà in futuro.
Il meccanismo dovrebbe funzionare con
questa successione:
- nomina ad una carica pubblica;
- autodenuncia dell’eletto al tribunale
penale con allegata accettazione della carica;
- condanna preventiva alla detenzione convertita
in pena pecuniaria;
- pagamento della pena pecuniaria;
- insediamento nella carica;
- impunità assoluta per i reati commessi
dal dì dell’insediamento alla cessazione dell’incarico.
La motivazione della sentenza potrebbe
essere schematicamente espressa in questi termini: “premesso che il signor
Tizio è stato eletto alla carica di sindaco insediandosi ed accettandone
contestualmente l’incarico; che l’ente negli ultimi cinque anni ha concesso
appalti per euro x, lo condanna alla pena di euro x, pari ad una percentuale
del 2,10 per cento degli appalti da stipulare nel prossimo quinquennio.
Subordina l’insediamento nella carica di sindaco all’effettivo versamento della
somma alla Cassa delle ammende. Lo condanna comunque alla pena di quattro anni
e sei mesi di reclusione, ordinandone contestualmente la sospensione della
condanna alla pena detentiva attesa l’avvenuta conversione della stessa in pena
pecuniaria. Così deciso…”
Ci si potrebbe aggiungere una pena
accessoria, del tipo un pubblico discorso sulla necessità di moralizzare
politica e amministrazione: in un teatro e, si capisce, a pagamento.
“Certo il sindaco intasca qualche
tangente, ma fa anche in modo che i treni partano in orario.” (Homer Simpson, in Matt Groening, I
Simpson, 1989/2013)