Habemus Papam
Riflessioni storiche-grottesche sul potere temporale
Gli antichi
romani dicevano prudentemente “nihil sub
sole novum” (nulla di nuovo sotto il sole) aggiungendo “sine non nova saltem nove” (se non cose
nuove, almeno in un modo nuovo).
Nel 1464, dopo
una gestione instabile e dissestante di Pio II al secolo Enea Silvio
Piccolomini, salì sul trono pontificio un nobile veneto che prese il nome di
Paolo II.
La sua bandiera
morale, per quei tempi sembrava stridente: Stato, Legge, Dignità e Rispetto
umano.
Anacronistica
etica che si scontrò con una realtà romana, facendogli rimpiangere la sua
patria d’origine e la disciplina dogale.
Ma Paolo II era
un uomo di ferro e seppe trovare uomini onesti e al di sopra d’ogni camarilla
che lo assecondarono.
Queste furono le
parole d’esordio: “Torna a grave disdoro dei governanti e delle cittadine
magistrature e genera un gravissimo pericolo per lo stesso Stato della Chiesa e
di questa Alma Urbe, il durare di questa triste situazione, agevolato oltre
ogni modo dal gran disordine regnante nel campo giuridico ed in quello
amministrativo”.
Stante così lo
stato dell’arte, Paolo II riordinò de plano le competenze giuridiche e
amministrative smettendo le procedure e distinguendo i giudici.
L’intrico
legislativo, aveva generato una situazione che non consentiva ai giudici di
sentenziare interpretando tutte le norme esistenti: c’era un ginepraio di
editti, rescritti e regolamenti che si sovrapponevano e si contraddicevano.
Paolo II non
stette troppo a pensarci, infatti nominò una Commissione di giuristi
escludendone deliberatamente i politici!
Chiamò a
presiedere i lavori riformatori Pietro Mellini, Lorenzo Petroni e Giovanni
Battista Cardona i quali furono coadiuvati nella riforma dall’avvocato
concistoriale Giovanni de Narni, rinomato dottore in utroque.
Con il
Populariter Aedicta la Commissione riuscì a portare i lavori in poco tempo,
unificando tutto il precedente ciarpame legislativo, che venne approvato dal
Consiglio Sanatorio, ratificato dal Consiglio generale, approvato dal popolo
convocato a parlamento e promanato dal Pontefice con la bolla del 23 settembre
1469: in meno di tre anni fu tutto definito.
Il coraggio di
un Pontefice illuminato fece in breve ciò che Governo, Senato e Camera dei
Deputati oggi non riescono a fare in decenni.
Ma è anche vero
che, in quei tempi le leggi venivano studiate e redatte dai giureconsulti e non
da politicanti mossi da interessi di bottega.
Si tratta,
oggigiorno, di vedere chiaro e di mozzare la volontà pseudo politica delle
mezze figure, riproponendo figure carismatiche del Diritto, fuori dagli schemi
tornacontisti assoldati dal politico di strapazzo, che si erge a garantista dei
suoi interessi e a sanculotto di quelli avversari, trasmutandosi in una specie
di giullare alla Marcolfo il quale deprezzava il sacrosanto diritto del
Cittadino considerato subalterno agli interessi della giustizia regnante.
Cercasi un Paolo
II!
Nuntio vobis gaudium magnum:
Habemus Papam! (dalla formula
usata sin dal XV secolo per annunciare l'elezione di un nuovo pontefice).