Ciascuno è figlio di una madre
Considerazioni sulla tutela dovuta alla maternità e all'infanzia.
Nel nostro
patrimonio di conoscenze la relazione materna è concepita come un fenomeno
naturale a valenza biologica.
Sotto il profilo
ontologico secondo quanto asserisce Eva Kittay “Ciascuno è figlio di una
madre”, pertanto, ciò configura il primo e sostanziale afflatus che lega la
madre al figlio.
Sotto il profilo
antropologico, l’eredità simbolica che è insita nella esperienza cromosomica
del mondo femminile, ne caratterizza la fenomenologia dell’agire materno sotto
i più variegati aspetti.
Sotto il profilo
psicologico, il fondamentale ruolo materno si concretizza sin dall’inizio della
vita del bambino, attraverso gesti, parole, visioni che vengono interiorizzati
ed elaborati e che costituiranno l’humus ancestrale nutritivo.
Il rapporto tra
madre e figlio è una relazione incarnata per eccellenza, generatrice di
evenienze esistentive che ne costituiranno paradigmaticamente l’essenziale
substrato di crescita e di sviluppo.
La madre,
considerata da Sara Ruddick quale generatrice di cultura, non solo garantisce
il perpetrarsi della vita in una comunità, ma ne plasma il linguaggio ed il
sapere dei nuovi venuti, attraverso una serie di pratiche che di fatto pongono
le basi della futuribile e costituenda società.
Ma questo Eden
appena narrato, a volte si scontra con elementi di complessità, di incertezza e
di oscurità, laddove si scorgano sentimenti materni ambivalenti sfocianti in
casi limite, ma attuali, nell’abbandono dei figli per giungere a forme di
violenza che si tramutano in imponderabile follia.
Ciò può
dipendere da un mutato senso di responsabilità, che incide nell’edonismo
femminile, sconvolgendone l’essenza in
nuce e provocandone esperienze emotive così complesse ed insostenibili per
una madre.
L’abusato
principio del rispetto delle regole deve essere soppiantato da un nuovo
paradigma pedagogico, generante un nuovo orizzonte etico, dove secondo quanto sostiene
Peta Bowden, il ruolo delle madri deve costituire il fondamentale principio
della responsabilità vitale per il piccolo.
La valenza
pedagogica materna, costituisce, pertanto, l’asse paradigmatico di un discorso
prassico, tendente alla individuazione delle migliori pratiche educative
percorribili o praticabili.
La verità è che
un bambino per assurgere allo status di essere, deve avere un sostegno
necessario e sufficientemente valido, onde facilitarne in senso formativo di
quella identità che ne plasmerà nel prosieguo della esistenza la personalità.
Il sostegno
materno (holding) e la presenza della genitrice, realizzano una pluralità
eterogenea di comportamenti qualificanti, che ne stimolano la crescita e lo
sviluppo fisico e psicologico, evitando la formazione di quelle angosce che
nell’infante potrebbero insidiarne la salute fisica e psichica e avere
conseguenze letali anche in età adulta.
“La maternità e
l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini, nati
nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.”
(Dichiarazione Universale dei Diritti Umani - Articolo 25, 1948)
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