De profundis…Italia
Riflessioni sulla incapacità dei politici e sulla sordità del popolo
Oggigiorno stiamo
assistendo, con drammatica evidenza, ad un vasto e profondo sfasamento dei
valori fondamentali con contemporaneo sovvertimento dei più elementari precetti
del vivere civile.
Anche a non essere patiti
di notiziari, come lo scrivente, si è bersagliati e feriti dalle notizie dei
più efferati delitti, con dovizia di particolari scenici ed immagini
agghiaccianti contravvenenti le prescrizioni più elementari non solo del vivere
normato ma tracimanti dall’etica più elementare del convivere civile.
Stragi, omicidi, sequestri
dei persona, corruzione, estorsioni, rapine, traffico di droga, violenze e
crudeltà efferate e inaudite, speculazioni abiette sulle disgrazie altrui,
trasgressioni d’ogni tipo e le più nefande e odiose violenze sui minori.
Sono elementi fattuali che
fanno riflettere e concludere come scriveva Luigi Firpo in una pagina dello
scritto “Cattivi pensieri” che “gli uomini sono irrimediabilmente cattivi”.
Le delittuosità dilaga, la
giustizia è lenta, indolente, impotente, ingiusta a volte connivente; i
governanti, distanti dai veri problemi del popolo, sono abilmente corrotti da
una avidità senza uguali nella storia della Repubblica; gli amministratori sono
sorpresi ineluttabilmente con le mani nel sacco a conteggiare il soldo corrotto
e rubato ad un popolo inerte e quasi assecondante o plaudente l’elemosina
elargita come scambio di voto dal politico ladro di turno; il debito pubblico
lievita vertiginosamente; i nosocomi determinano la fortuna di mafiose agenzie
di pompe funebri; gli evasori totali riscuotono sussidi e attestati di
benemerenza civica; i contribuenti scrupolosi corrono il rischio di finire sul
lastrico per una formale svista.
Non mio pongo nell’ordine
valutativo dei cultori di discipline filosofiche o di scienze metagiuridiche o
fantagiuridiche, sollecitati a negare il primato del diritto e a sottolinearne
la profonda crisi come strumento di difesa della società e di progresso dei
valori.
Mi pongo bensì dal punto di
vista dello studioso e dell’operatore professionale del diritto positivo, il
quale non può non denunciare come le vere o presunte carenze e lacune nella
legislazione, costituiscono spesso, per i reggitori e i detentori di potere ai
diversi livelli, un comodo alibi, con cui giustificare o far dimenticare inefficienze,
arbitrii, prepotenze, avidità.
Il nostro paese ha bisogno
di impellenti ed improcrastinabili riforme strutturali, meditate, studiate e
preparate nei loro strumenti applicativi e sottoposti al analisi preventiva di
esperti e soprattutto al vaglio dell’opinione pubblica.
Il politico odierno non
rappresenta più il popolo, bensì un’accolita tifoseria corruttibilmente
interessata a scambi di favori e prebende.
Più passa il tempo e più ci
si rende conto che i mali che affliggono il nostro paese dipendono
esclusivamente dalla carenza di morale, senza la quale - come dice il filosofo
De Dominicis – “non solo non si è colti, ma non si è neanche uomini”.
Scrive Giancarlo Caselli
che per combattere la corruzione dilagante, oltre alle leggi necessita una
ripresa d’orgoglio risorgimentale del popolo tale da imporre uno “Stato con
mura di vetro e porte blindate” o diversamente in Italia si continuerà a
ballare in attesa che il Titanic si inabissi.
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